PROGETTO

“Pensare all’educazione – afferma Papa Francesco – è pensare alle generazioni future e al futuro dell’umanità.”

L’emergenza Covid-19 ha portato l’attenzione sull’importanza dell’educazione. Per questo la Fondazione Thouret ha deciso di dedicarsi, con maggior impegno, all’educazione e alla cura dei più piccoli.

Anche tu, a  Natale, con un semplice CLICK, puoi donare un kit-scolastico che permetterà ad un bambino di continuare a studiare

In Indonesia come in  India, in  Pakistan come nella Repubblica Centrafricana e in Paraguay,  questo significa: 

  • dare la possibilità a tanti di continuare il loro percorso scolastico con  una borsa di studio e un sostegno a  distanza
  • assicurare un’educazione di qualità 
  • offrire assistenza e supporto ai genitori e agli alunni che trovano difficoltà ad accedere al mondo digitale 

La Fondazione Thouret è convinta che l’educazione sia il mezzo migliore non solo per promuovere un bambino o un giovane, ma anche un popolo, un’intera umanità capace di sviluppo armonioso, di giustizia, di gesti di pace e di fratellanza, di riduzione dell’esclusione, della violenza e della guerra.

Da tempo le scelte della Fondazione sono rivolte a favorire l’educazione soprattutto in quegli anfratti del mondo in cui, per varie ragioni e condizioni sociopolitiche, una larga fetta della popolazione più giovane rischia di crescere senza la necessaria educazione. L’emergenza Covid-19 ha in più contribuito a evidenziare la gravità della situazione educativa di molti bambini e giovani, costretti dalla pandemia e dalle conseguenti chiusure a rimanere lontani dai banchi di scuola.

Scuola dell’infanzia

Ecco allora l’attenzione rivolta alla scuola dell’infanzia, forma privilegiata in cui non solo il bambino viene istruito e aiutato a leggere e scrivere, ma accompagnato ad aprirsi a nuove relazioni e a nuovi mondi, a scoprire nuove capacità, a trovare energie per formare la sua stessa persona, a trovare il suo proprio posto nella famiglia.

In Indonesia, in particolare nell’isola di Nias, dove, all’indomani dello Tsunami del 2006, le suore della Carità si sono trasferite per servire al meglio la popolazione colpita e ancora sofferente e dove hanno aperto una scuola materna che ha accolto un numero sempre crescente di bambini e che ora chiede di essere ampliata. I genitori del paese e dei villaggi intorno affidano volentieri i loro piccoli alla formazione che le suore e le loro collaboratrici stanno impartendo ai bambini.

Allo stesso modo anche a Bangalore, in India, in particolare nel villaggio di Harohalli, periferia della città e residenza di molte famiglie anche povere e immigrate da tanta parte dell’India, le Suore della Carità hanno avviato, sin dall’arrivo in quella terra nel 2014, un Day care poi sviluppatosi fino ad arrivare oggi alla classe Sesta e già costruito per avviare classi fino alla Decima. Seguendo le rigorose linee educative del ministero della scuola, le suore riescono a trasmettere ai bambini i valori della solidarietà, dell’accoglienza reciproca e soprattutto il desiderio di imparare e crescere per il bene.

Giovani studenti

Sono gli stessi valori, del resto, che anche le suore a Bocaranga, nella Repubblica Centro Africana, cercano di trasmettere ai giovani studenti della loro scuola, giovani che hanno vissuto la crudeltà della guerra e che certamente portano nel loro cuore ferite profonde e difficilmente rimarginabili. Non possiamo fermarci alla violenza e lasciare che il seme dell’odio, della divisione e della guerra possa portare frutti di male in queste popolazioni. Giovanna Antida ci raccomanda di “guadagnare il cuore”, di manifestare “molta tenerezza” verso tutti i poveri, in particolare i più piccoli.

Ragazze a rischio

Una tenerezza che in Paraguay, e precisamente a Puerto Triunfo le suore hanno saputo coniugare all’allegria, proponendo ai ragazzi di strada di quella zona tanto a rischio, a causa del traffico di stupefacenti e della dilagante immoralità, luoghi, mezzi e occasioni per crescere insieme e in armonia per formarsi ai valori del rispetto, della pace, della Vita. «Nessuno dei talenti che sono nascosti come un tesoro sepolto in ciascuna persona deve essere lasciato inutilizzato» (San Giovanni Paolo II, 27.03.1999).

Proprio sul rispetto di se stesse, sul riconoscimento del proprio valore e della propria dignità vengono formate anche le giovani studentesse della scuola di Shahdara in Pakistan, dove le suore accanto alla formazione scolastica aiutano la ragazze a crescere nella libertà, nella autostima e nella capacità di dialogo interreligioso.

Crediamo quindi che

Il sapere non ci rende migliori né più felici. Ma l’educazione può aiutare a diventare migliori e, se non più felici, ci insegna a vivere la parte poetica e ad accettare la parte prosaica delle nostre vite. (Cf. Edgar Morin, La testa ben fatta, Raffaello Cortina Editore, 2000.)

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